Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 21 ottobre 2017

L'insonnia dei sobri

Questa notte l'ho passata nell'antro, sullo scomodo, vecchio divano, davanti la finestra, a scrutare quel cielo notturno, squilibrato da troppe stelle e solo da un esile accenno di luna: un cielo da presepe a sovrastare l'universo degli insonni.
 Notte in trasferta, fuori dalla mia casa, dove ho passato gli ultimi giorni ad invocare, perfino ad alta voce, il suo fantasma, per un chiarimento e per una compagnia, e per non soccombere alla triste esigenza di una sbornia solitaria.
...che solo di quello si ha talvolta bisogno, di alcool che vivifichi il sangue e annebbi la mente, così da creare i presupposti per la salvifica entratura nel limbo dei non vedenti, da cui ne sarei poi emersa con un intollerabile mal di testa e un'inconfessabile smania suicida.

Ma nulla di tutto questo è accaduto: sono rimasta sobria nonostante lui non sia venuto.
E' stata una veglia faticosa, quella di questa notte, più di tante altre, colma d'interrogativi e supposizioni e speranze.
...e di tutti quegli inganni, da me stessa perpetrati a scopo lenitivo, per la mia testa e per la mia anima.
Inganni che stavolta, però, non hanno funzionato, lasciandomi in balia dell'unica realtà del buio, nonostante lo sfolgorio beffardo delle stelle.

Non sono stata brava ad evocare il suo fantasma, o forse non sono fino in fondo sincera nel volere che questo confronto davvero avvenga, che lui si materializzi così come l'ho visto nel presente, che una forma di morte era già avvenuta tanti anni fa quando si chiuse la porta alle spalle, ed anche allora, come adesso, subii l'aggressione del silenzio e l'invasione del buio. Solo che a quel tempo, silenzio e buio, costituivano un unico, duro viluppo, compresso e strozzato nei miei recessi più profondi, impossibilitato a fuoriuscire ma pur costretto a trovare uno spazio di luce e uno scampolo d'aria, cosicché invisibile potesse, con un qualche agio, vigilare l'esterno attraverso la feritoia dei miei occhi, condannandomi così all'insonnia.
...l'insonnia dei sobri, delle menti analitiche, quelle che non conoscendo il riposo non conoscono neppure la stanchezza, e girano girano girano all'infinito su stesse, come le rotelline all'interno di un sofisticato, quanto inutile meccanismo, perfettamente predisposte a non fuoriuscire mai dal proprio circuito, per continuare ad incasellare un numero infinito di dati di cui nessuno chiederà mai conto, di cui a nessuno importa.
 E così come sempre, anche stanotte le rotelline hanno continuato, inesauribili, ad incasellare dati, intanto che schiariva e le stelle, ad una ad una, andavano spegnendosi.
Marilena

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