Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 15 giugno 2017

Sull'orlo di un precipizio


Talvolta dobbiamo riposarci da noi stessi, guardando in profondità dentro di noi, da una distanza artistica
(Friedrich Nietzsche)

..ed io, questo, non riesco più a farlo.
Posso, però, ignorarmi, che non è prendere un riposo da me stessa, ma piuttosto un volermi dimenticare, fomentando l'aspirazione a voler essere qualcosa come un oggetto, senza anima né ragione, senza cognizione del tempo, eterno nella propria deteriorabilità perché non ne ha coscienza.

Io, invece, penso spesso alla morte, con angoscia, in termini crudi e con visioni esasperate.
L'idea di un futuro assolutamente immobile e pervaso dal buio, mi annichilisce.
Cammino per strada e penso che un domani prossimo la stessa strada, i passanti, i palazzi, la segnaletica, il piccolo fiore che fa capolino dall'umido di un tombino, la fontanella che spurga acqua residua, il semaforo che lampeggia isterico, e l'auto che inchioda in extremis, sulle strisce pedonali per lasciarmi passare, la mia voce aggressiva nei confronti dell'automobilista...tutto questo non esisterà più.
...cancellato, inghiottito dal buio.
La stessa strada continuerà ad esistere per tutti gli altri passanti, ma per me non sarà neppure più ricordo.

Ma non esisterà neppure più il dolore, l'angoscia, la solitudine, il male fatto e quello ricevuto, gli orrori del mondo: tutto sarà come fosse mai esistito.
...ma allora a cosa sarà servito tutto questo affanno che chiamiamo vita?

Le mie notti insonni e la fatica di dovermi rigenerare ogni mattina per trovare la forza, e le ragioni, per percorrere quella strada, sempre la stessa, solo negli anni leggermente variata nella segnaletica, ma con la fontanella e il tombino e il semaforo sempre al loro posto, come Colonne d'Ercole a stabilire il confine oltre il quale termina il mondo.
...e s'apre la voragine nera che solo quella provvidenziale frenata d'auto me ne ha ha impedito il precipizio.

Quella frenata, quindi, non era per la mia morte scampata ma per la mia vita risparmiata: c'è sempre un modo alternativo per leggere gli eventi.
...ma importa davvero se poi in quel precipizio ci finiremo comunque?

A quale fine questo farneticante sbattersi, urlare, desiderare, piangere, scendere a compromessi, sporcarsi, chiedere perdono o continuare ad immergere la lama sempre nello stesso corpo?

A che serve?
A chi serve?

Queste piccole vite che noi viviamo nella speranza di un momento buono...se solo l'auto non avesse frenato.
Marilena