Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 27 luglio 2015

La radice è la stessa ma i rami sono dissimili


AMARANTA
E così, in virtù del mio carattere, ho da subito messo in chiaro le cose: sono la tua alter ego, quindi non sono te. Ho una mia vita che prescinde la tua e nella quale non gradisco intromissioni. Sei tu ad aver bisogno di me e non viceversa.
Questo a sfatare la leggenda che noi alter ego siamo blocco unico con l'altro.

MARILENA
Nulla di più vero.
Diversissime io ed Amaranta, che di un'altra identica a me non avrei saputo cosa farci.
Quando lei è entrata a far parte della mia esistenza era una creatura indefinita, dotata però di un temperamento forte. Dominante.
Era quello di cui, in quel momento, avevo bisogno: un carattere e non una figura, poiché io stessa risultavo, al mio sguardo e a quello del mondo, appena tratteggiata sul filo dell'invisibilità.

LA RADICE E' LA STESSA MA I RAMI SONO DISSIMILI
Spesso mi domando se sono io ad averla concepita o è lei, creatura metafisica, che dalla lontananza di quel confine sfumato che divide, e al contempo unisce, i mondi paralleli, ha scelto me.
Risultato, questo, di una trasmutazione, quella fusione nucleare a freddo, che pur frettolosamente etichettata come pseudoscienza, è in realtà fenomeno reale, seppur relegata alla cerchia ristretta dei medium e dei visionari, in ottemperanza al fasullo teorema che ciò che non vediamo non esiste.
L'errore è appunto in quel guardare con gli occhi, ignorando deliberatamente tutto ciò che la mente, e gli altri sensi, percepiscono.


Dunque all'inizio la mia alter ego non possiede, al pari di me, una propria fisionomia: il volto nascosto nella penombra dei capelli dove solo gli occhi rifulgono di una lamina sottile di luce.
Simile ad un fiabesco animale, Amaranta non procede in posizione eretta, ma gattona, nella posizione dell'agguato, mani e piedi al suolo, silenziosa e tetra come un grosso felino all'erta, pronto a scattare al primo segnale di pericolo.

I capelli spioventi sulla faccia, gli occhi imponderabili dietro gli occhiali scuri, mi trascinavo nei miei stadi depressivi, apatica o furibonda, che altri umori non conoscevo.
Gli angeli neri e la strega, l'antro e le creature che vi coabitavano, al centro di  un paesaggio arido ed ostile (ora potrei facilmente affermare, con enfasi dottorale, che quel panorama era rappresentativo del mio malessere ma, in quel periodo, per me era la solitudine esistenziale, il relegamento coatto in un lembo di purgatorio per espiare le mie colpe reali e quelle presunte, attraverso una condanna di cui io, nel duplice ruolo d'imputato e giudice, avevo stabilito la durezza e la durata).



Nel frontespizio del mio "Diario", Amaranta è seduta  di spalle sulla riva di un mare notturno, la schiena scoperta e i capelli che s'intuiscono diramati ancora a nasconderle il volto.
E' questo il periodo dei naufragi, che spesso tornano nelle mie cronistorie.
Punto di partenza, e di ritorno, è sempre l'antro.
I naufragi sono solitari e, quando avvengono, Amaranta non è mai con me.
E' seduta, in attesa dei miei rocamboleschi rimpatri, sulla riva buia di quel mare in  eterna penombra.

Sono stati quelli i momenti di esaltazione e fallimento che sempre, ed in quest'ordine, si succedevano in maniera convulsa nella mia vita di allora.
L''affrancamento dalle catene esistenziali mi portava a salpare le ancore per avventurarmi in viaggi eccitanti, e al contempo spericolati, in nome di quell'indipendenza che, in realtà, ero ancora lontana dall'aver acquisito, e che inevitabilmente mi avrebbe condotta al naufragio.


La permanenza nell'antro, testimoniata da una non sempre facile coabitazione, mi ha indotto a mettere a fuoco, in ragione di una perentoria richiesta della mia alter ego, la  sua fisionomia, partendo dall'assunto che "la radice è la stessa ma i rami sono dissimili".
Differenze, fisiche e caratteriali, di cui ampiamente ho dissertato nei capitoli de "L'antro Della Strega" dove risaltano evidenti le nostre personali peculiarità sulle quali, entrambe, fin da subito abbiamo concordato dovessero esserci, in nome di quell'autonomia esistenziale di cui godono tutti i miei personaggi di carta.
Ma c'è una caratteristica a cui nessuna delle due ha voluto rinunciare: i capelli con la frangia.




Capelli corti o lunghi, ma la frangia ancora permane, ad attestare l'atavico potere delle leggi della genetica.
In questo primo piano di Amaranta, facente riferimento all'etichetta "Block Notes", le differenze sono più visibili, con soddisfazione di entrambe, dal momento che anch'io, oggi, al pari di lei reclamo il mio diritto all'unicità.

E così mentre acquisivo maggior conoscenza di me stessa anche la mia alter ego maturava, sempre più completa, nella sua dirompente essenza.
E lei stessa scopriva di desiderare di appartenere al mondo degli umani con la stessa intensità con cui io avevo agognato appartenere a quello delle creature metafisiche.
Ovviamente nessuna delle due potrà mai completamente appartenere all'universo dell'altra, ma in virtù di quella provvidenziale fusione a freddo che ha poi originato questa trasmutazione, l'accesso, per entrambe, è diventato possibile.


Così possibile che ora lei gestisce una pagina fb: l'eroina di carta è diventata scrittrice delle sue gesta.
Ed io, come si confà ad una madre comprensiva o ad una sorella maggiore o ad un'amica complice, sono riuscita, seppur con difficoltà, a metter da parte i  sentimenti del possesso, della paura e dell'egoismo, lasciandola libera di andare senza pretendere la sua presenza ogni volta che si presenta una difficoltà, o solo per il semplice piacere della sua compagnia.
Quell'affrancamento che Amaranta pur non avrebbe avuto nessuna difficoltà ad ottenere anche senza il mio benestare, ma che pure in nome di quelle radici comuni, ha voluto ci fosse.



Questa la sua ultima performance sulla sua pagina fb.
Sparita la frangia?
No, solo tirata indietro.
A questa peculiarità neppure Amaranta riesce a rinunciare.

martedì 21 luglio 2015

Metamorfosi di una donna immaginaria

Amaranta ai primordi
Immagine per l'etichetta " Diario"
Questa per l'etichetta "L'Antro della Strega"
Quest'altra, invece, per la raccolta "Block Notes"

La prima immagine nella pagina fb "Amaranta"
La recente metamorfosi sulla stessa pagina
In ultimo, quella che sarà la futura trasformazione

domenica 19 luglio 2015

Vacanze romane

Pomeriggio avanzato, le finestre spalancate su un panorama immoto ancora inondato di sole, dove solo giunge il rumore ovattato delle auto che scorrono sull'asfalto gommoso, mentre da una pianura immaginaria giunge il frinire di grilli e cicale, sommersi in un mare rosso di papaveri.
Il sole desertico lambisce il confine estremo tra la città reale e la prateria immaginaria, ammantandoli nello stesso fantastico crepuscolo di rame e di fuoco.
Il tramonto, che stenta ad arrivare, ha camuffato i suoi colori furtivi in strisce scintillanti di agata e acquamarina, bagliori riflessi del miraggio di una spiaggia remota.
E ancora nessuna traccia di ombra che ponga fine a questa eterna, assolata mattina.

Da domani l'inizio delle mie ferie cittadine.
Invano ho cercato in questi giorni di fuliggine solare l'energia per scrivere, che tante volte ho tentato, ma senza successo, di aggiungere altre pagine a questo mio diario on line, e non importa l'argomento, purché riuscissi di nuovo a scrivere.

Sono arrivata dunque alle mie ferie stanchissima: vicissitudini lavorative ed esistenziali, e sempre sull'orlo di un cedimento che però, malgrado tutto, sono riuscita a contenere.
Questa la mia unica, grande, solitaria vittoria.

Questo week end mi sono imposta (ma anche se avessi diversamente voluto il caldo infernale non me l'avrebbe permesso) ozio assoluto, tramite il quale recuperare le forze e spurgare la mente.
Fatica immane anche questa, paragonabile al rimettere ordine all'interno di un grande baule ingombro di ogni genere di cose: sottane, sentimenti, monili, libri, ricordi, desideri, e un paio di sandali nuovi che non mi condurranno in nessun luogo.

Ma non è il luogo che importa, piuttosto lo stato d'animo con cui s'affronta l'immaginario viaggio, ma con un obiettivo reale verso cui puntare, che per me è quello di tornare di nuovo a scrivere.
Marilena