Dopo aver ceduto alla violenza meterologica del vento e della pioggia, il mio fragile ombrello galleggia sotto il bordo del marciapiede come un grosso anemone rosso a cui è stato reciso il gambo.
Unica macchia di colore nel grigio sferzante del nubifragio.
Mi riparo come posso sotto il cappuccio della giacca, ma l'acqua cola a rivoli e mi penetra i vestiti in un abbraccio liquido e freddo.
Una tazza di latte caldo, e abiti asciutti, è tutto quello che desidero.
OGGI
Non piove, anche se un vento refrattario s'ostina a soffiare, più lento ma costante, oltre la barriera dei tetti e degli alberi.
Una città in ostaggio.
O forse solo io, che dopo una notte insonne scivolo fuori dalle coperte alla ricerca del calore fittizio della stufetta e di una tazza di caffè.
Calore che ovviamente non trovo.
DANZO GUARDANDO IL SOLE
Quella di un calore, che non sia soltanto alogeno o derivato da una sostanza stimolante, diventa col passar delle ore un'esigenza primaria.
Mi guardo allo specchio: la notte insonne ha lasciato tracce sul mio viso.
Una sciagura per una donna della mia età.
Devo reagire.
Non lasciarmi sopraffare dallo spleen.
Una doccia calda e capelli che profumano di miele.
La seconda tazza di caffè è una sferzata più decisa verso l'accettazione di questa giornata, che decreto debba essere, a dispetto del tempo, all'insegna del sole.
E se il sole non c'è, poco importa, lo invento.
Tondo e giallo, su un foglio azzurro, con i raggi che filtrano attraverso i fiori, bianchi e delicati, di un melo.
E' il disegno sulla ceramica della mia tazzina da caffè, quel tenue bordo merlettato, col quale configuro i contorni di questo giorno metafisico.
Mi vestirò col suo ricamo dalla trama leggera affinché il sole possa penetrare, coi suoi raggi benefici, la scorza superficiale dell'epidermide e irradiare, diritto al cuore, il suo calore vitale.
...che la magia non è nel vedere, ma nel sentire.
Marilena